Private Equity, Venture Capital e Private Debt: risorse per le PMI oltre il valore finanziario

In Italia sono presenti un numero elevato di PMI di alta qualità, innovative e orientate all'esportazione. Per tale motivo occorre valorizzare le piccole e medie imprese, da sostenere all’estero con più finanziamenti, garantendo loro la ricezione di capitali per crescere e diventare internazionali. 

In questo senso gli strumenti finanziari come il private equity, il venture capital e il private debt possono svolgere un ruolo molto importante a sostegno dell'economia reale, per questo è necessario che si aumenti la loro dimensione, al fine di offrire maggiori opportunità alle imprese rendendole più competitive nel panorama internazionale. 

Il lavoro coordinato tra Private Equity e Imprese riuscirebbe a creare molto valore per l’economia delle imprese stesse. 

Occorre, però, lavorare su un duplice obbiettivo per raggiungere degli ambiziosi risultati: da una parte si dovrebbe convincere e incentivare sempre di più gli investitori a indirizzare i propri fondi verso il mercato italiano; dall’altra parte gli imprenditori dovrebbero aprirsi ai capitali esterni, senza focalizzarsi solo ed esclusivamente sulle leve finanziarie ma tenendo in considerazione anche l’apporto di risorse di tipo relazionale-organizzativo, se non addirittura industriale. 

Ad oggi il problema delle aziende italiane non è tanto sul prodotto, che risulta anzi essere eccellente, ma quanto sulla governance, dunque l’apertura delle aziende verso il know how esterno permetterebbe alle imprese di creare squadre di grande livello per internazionalizzare. 

Solo in questo modo si potrà crescere dal punto di vista organizzativo e successivamente si potranno cogliere le occasioni di business, che altrimenti non si concretizzerebbero.

Il Private Equity triplica in Italia

Nell’ultimo anno l’Italia ha visto un importante incremento del Private Equity per la crescita delle imprese italiane. Questa spinta ha collocato il nostro Paese in una posizione di forte slancio nel contesto europeo. 

Dal Private Equity Monitor (PEM) emerge, infatti, come nel 2021 tutti i mercati europei abbiano registrato un forte incremento, ma è in Italia che si è assistito alla crescita maggiore, che su un arco temporale di 10 anni (dal 2012 al 2021) ha visto il triplicarsi delle operazioni. 

Sul mercato complessivo del private equity nazionale, AIFI ha fornito un’analisi delle attività di investimento di tutti i fondi internazionali in Italia, evidenziando un trend vertiginoso. 

Negli ultimi 10 anni l'ammontare del capitale investito è passato da 1,3 miliardi nel 2012 a 11,1 miliardi nel 2021, mentre l’incremento del numero delle operazioni è cresciuto di ben 145 operazioni (20 nel 2012, 165 nel 2021). 

Questo evidenzia una crescente attrattività delle aziende italiane, che ad oggi si trovano più preparate per affrontare queste tipologie di operazioni. Inoltre, sempre più spesso la chiave del successo del Deal risiede nella giusta scelta dell’Advisor che, sulla base della struttura e della preparazione aziendale, riesce ad offrire all’Impresa molteplici opportunità finanziarie anche diversificate.

Primo semestre 2022 da record

Con 10,9 miliardi di euro investiti, in crescita del 139% rispetto ai 4,6 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente, il primo semestre del 2022 può essere considerato come un periodo da record nel panorama italiano. Si tratta infatti del valore più alto mai raggiunto in un semestre nel mercato italiano, questo valore è stato notevolmente influenzato da diverse importanti operazioni. 

Il numero totale degli investimenti si è attestato a 338, in netta crescita (+34%) rispetto alle 250 operazioni avvenute nello stesso periodo del 2021.

private equity
Nel grafico sono riportate il numero delle operazioni con i dettagli dei valori monetari investiti per singola tipologia d’investimento, effettuate nel primo semestre del 2022.

Alla luce dell’analisi delle tendenze attuali nel panorama italiano, per poter sfruttare al meglio questi strumenti di finanziamento, è opportuno che l’azienda arrivi pronta alla fase concreta dell’operazione. La preparazione dell’azienda non è un qualcosa che può avvenire in pochi mesi, ma ha bisogno di più tempo affinché raggiunga una struttura consolidata tale da poter massimizzare le opportunità finanziarie.

Strategica dovrà essere anche la scelta dell’Advisor, il quale, oltre ad affiancare l’azienda durante tutta la fase che precede il deal, dovrà possedere un alto grado di expertise nel settore ed essere in aderenza con Banche e Fondi d’Investimento che ad oggi si stanno aprendo sempre di più verso il settore delle PMI. 

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